Piccolo manuale delle emozioni

Piccolo manuale delle emozioni secondo la psicologia cognitivo-comportamentale

La sofferenza e il disagio psicologico derivano solitamente da emozioni e/o comportamenti disfunzionali, cioè non funzionali al benessere.

Ma la vera fonte del problema è nel pensiero. Infatti sono i nostri pensieri, le nostre convinzioni che danno vita alle nostre emozioni: le emozioni sono un segnale di ciò che accade dentro di noi, in particolare dentro la nostra testa, sono quindi il prodotto delle nostre percezioni e idee sul mondo.

A loro volta le emozioni, insieme alle nostre idee, danno vita al nostro comportamento: a seconda delle situazioni tutti noi agiamo, chi più chi meno, sulla base delle emozioni.

Spieghiamo meglio partendo dal tipico ABC cognitivo-comportamentale

Accade qualcosa/ un Evento attivante (situazione che suscita emozioni forti, reazioni) Interpreto l’evento (mi do delle spiegazioni in base a ragionamenti, convinzioni, Pensieri) Provo delle Emozioni e metto in atto dei Comportamenti

 

Queste tre componenti sono collegate tra loro in modo circolare, ognuna influenza le altre: il legame principale è tra il verificarsi di un certo evento, che noi interpretiamo secondo i nostripersonali schemi (come la tessera di un puzzle che acquisisce senso quando viene inserita nel puzzle completo) cioè secondo le nostre conoscenze, convinzioni, premesse, assunzioni e anche aspettative e desideri che derivano dalle nostre precedenti esperienze e apprendimenti; questa nostra interpretazione a sua volta dà origine ad emozioni congruenti e quindi a comportamenti che noi riteniamo corretti/indicati per quella situazione.

In realtà però non è la situazione in sé a dare il via alla catena di emozioni e comportamenti ma i nostri pensieri, ad esempio la mia paura del cane è congruente alla mia convinzione/aspettativa che il cane sia pericoloso (derivante a sua volta da esperienza) non al cane in sé (non tutti hanno paura dei cani né tutti i cani sono pericolosi).

 

A loro volta le risposte emotive e/o comportamentali che diamo all’evento, accrescono la probabilità che quell’evento si riverifichi (cioè lo rinforzano) e creano delle “abitudini”.

Infatti il nostro comportamento e le emozioni incidono sulle valutazioni che facciamo di noi stessi, su quanto ci riteniamo “buoni, simpatici e attraenti o brutti, impacciati e senza speranza”, e sull’interpretazione di ciò che è accaduto (“se ho avuto paura e sono scappato vuol dire che la situazione era davvero pericolosa”). E così la nostra interpretazione dell’evento può modificare la possibilità che l’evento si ripresenti, perché ci convinciamo che doveva andare così (questo ci impedisce di modificare il circolo vizioso).

Pertanto se vogliamo stare meglio e raggiungere serenità e benessere psicologico, e quindi modificare le nostre emozioni e i nostri comportamenti dobbiamo modificare i nostri schemi di pensiero…

L’obiettivo del trattamento psicologico è cambiare lo stato mentale che si attiva automaticamente in certi contesti o davanti a determinati eventi e ri-consegnare alla persona il controllo di tale attivazione.

Che il nostro obiettivo sia cambiare un comportamento o essere più felici, la strada passerà comunque dal rendere i nostri pensieri più adeguati.

Ed è questa la base teorica da cui parte la terapia cognitivo-comportamentale.

Il primo passo sarà acquisire maggiore consapevolezza di essi, scoprire i pensieri automatici, quei pensieri che ci accompagnano senza che ce ne rendiamo conto, così veloci ed immediati che sfuggono alla nostra coscienza (cioè gli schemi appresi con cui interpretiamo gli eventi).

 

Provate a ricordare cosa succede nella vostra testa quando dovete parcheggiare e dietro di voi si forma una lunga fila…..sentite dentro di voi una vocina che dice “sbrigati, non vedi che aspettano tutti te?!”.

Oppure quando siete voi in fila, vi capita di pensare “ma quanto ci mette quell’imbranato?!”.

Bè, quelli sono pensieri automatici, spesso espressi sotto forma di dialogo interno. Sembrano quasi un riflesso guidato dalla situazione, ma non lo sono. Sono sempre frutto della vostra attività mentale, li avete prodotti voi! Solo che di solito non ve ne accorgete, perché sono così da molto tempo. Magari li avete appresi/pensati un giorno preciso e poi li avete riproposti in situazioni simili. Più spesso vi sono stati insegnati magari da genitori, nonni o persone che frequentate.

Ovviamente, quelli che ci interessa modificare durante un percorso terapeutico sono un po’ diversi da quelli dell’esempio.

Perché vi fanno stare male, vi procurano sofferenza, vi limitano o vi fanno commettere sempre gli stessi errori.

Come possiamo diventare consapevoli dei nostri pensieri automatici?

Le tecniche di cui si avvale la terapia cognitiva sono diverse, ma tutte basate sull’auto-osservazione o monitoraggio. La più conosciuta è l’Analisi Funzionale (ABC): ogni volta che proviamo un’emozione spiacevole dobbiamo registrare l’antecedente, cioè l’evento accaduto,  il pensiero che abbiamo avuto in quel momento e che ci ha spinti a re-agire in quel certo modo e infine l’emozione e il comportamento attuato.

 

Da questa tabella capiremo cosa mantiene il nostro problema.

Accade qualcosa/ un Evento attivante (situazione che suscita emozioni forti, reazioni) Interpreto l’evento (mi do delle spiegazioni in base a ragionamenti, convinzioni, Pensieri) Provo delle Emozioni e metto in atto dei Comportamenti