Psicoterapia cognitivo-comportamentale

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una tra le più diffuse forme di psicoterapie utilizzate oggi e vanta ormai centinaia di studi scientifici sulla sua efficacia. E’, infatti, stato dimostrato che la psicoterapia cognitivo-comportamentale è efficace almeno quanto gli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute.

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La psicoterapia cognitivo-comportamentale nasce dall’integrazione delle teorie comportamentiste e di quelle cognitiviste ed evolve grazie al contributo fondamentale di autori come Ellis , Beck e molti altri.

Come suggerito dal nome stesso, la terapia cognitivo-comportamentale unisce l’intervento cognitivo, orientato ad individuare pensieri automatici, schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che sono alla base delle nostre reazioni abituali alle situazioni, e quindi a correggerli, ad integrarli con altri pensieri più funzionali al benessere della persona, e quello propriamente comportamentale, orientato all’apprendimento di nuove modalità di reazione e gestione di tali situazioni problematiche.

L’orientamento cognitivista può essere riassunto nella frase di Epitteto “Gli uomini sono agitati e turbati, non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno delle cose”.

Come afferma, infatti, Baldini (pag. 13, 2004) alla base dell’approccio cognitivo c’è “l’essere umano come costruttore attivo della propria realtà…Lo psicoterapeuta assume il ruolo di facilitatore o supervisore, che in maniera attiva e direttiva segue e indirizza il paziente verso un processo di cambiamento che quest’ultimo sperimenterà nel corso della terapia.” Questo processo porterà poi il paziente ad acquisire maggiore consapevolezza dei propri processi di pensiero e ad utilizzare quegli strumenti, già “provati” in terapia, per risolvere da solo i problemi.

L’obiettivo del terapeuta cognitivo-comportamentale è, pertanto quello di ridurre i comportamenti disfunzionali, facilitare una ristrutturazione cognitiva ed aiutare il paziente a sviluppare una personale abilità a fronteggiare situazioni difficili.

 

F. Baldini (2004), Homework: un’antologia di prescrizioni terapeutiche. McGraw-Hill.